Ci sono delle figure
Solo che quando si vive all’estero
l’incidenza delle figuracce aumenta esponenzialmente, visto che ci si mette di
mezzo il fattore “lingua straniera”. Si badi bene: la gaffe linguistica non
lascia nessuno immune. Dall’A1 al C2 tutti ne siamo vittime, costantemente,
reiteratamente, a volte con estrema sorpresa. E anzi, proprio quando ci si
sente più sicuri e ci si spinge a parlare in modo meno sorvegliato, ecco che la
figura del cavolo ti fuoriesce, magari in una stupida subordinata di secondo
grado.
Le mie figure del cavolo sono alle volte
fecali.
Colloquio di lavoro: trovatevi voi a
invitare una direttrice marketing di una famosissima catena di negozi a non
cagare troppo in alto con le sue campagne (scheissen invece di schiessen,
sparare). Bravissima lei a non scoppiare a ridere, cosa che invece non è
riuscita alla responsabile del personale. E a me.
Le mie figure del cavolo sono il più delle
volte sessuali.
Lo Schwanzbrot invece dello Schwarzbrot
– il pene nero invece del pane nero. Il più dolce e anseatico Schwanzbrötchen
mi ha perseguitata per più di un anno – il racconto della tragedia qui. E
quando pensavo di esserne guarita, eccomi al mercatino di Natale a ordinare una
porzione di Schwanzkuchen – praticamente frittelle di fallo invece che
di frolla, decisamente meno digeribili*.
Se il parabrezza invece che Autoscheibe
diventa Autoscheide, ecco che si torna ai super sessisti anni 90 con
pin-up in maglietta bianca bagnata e hot pants a rotolarsi su macchine
insaponate. E il quadro si completa drammaticamente se a questa svista abbiniamo
l’altro mio lapsus tristemente ricorrente, Brüste invece di Bürste
(seno invece di spazzola e derivati vari) - Zahnbrüste, Klobrüste
e appunto anche Waschanlagenbrüste.
Non c’è situazione in cui la figuraccia non
sia dietro l’angolo.
Come a una delle tante manifestazioni del
venerdì, Fridays for future, quando infervorati dalla causa ci si sente più
sicuri, lanciati a usare un linguaggio più metaforicamente idiomatico, e ci si
azzarda a dire, anzi ad acclamare a gran voce: wir sind auf Krawall gebrüstet
– praticamente tette in sommossa invece che tutti in sommossa. Ovvio che si è
beccato proprio l’unico momento in cui il corteo tace.
Basta tutto questo a volersi sotterrare?
No, perché quando ci sono coinvolti morti veri, impacchettati e pronti per
andare sottoterra veramente, la figuraccia è capace di assumere dimensioni
addirittura immortali.
Il luogo del fattaccio: una camera
mortuaria.
Già in italiano il pericolo di dire
congratulazioni invece di condoglianze è sempre in agguato - che si sta lì in
coda davanti ai congiunti e ci si ripete: «non dire congratulazioni non dire congratulazioni
non dire congratulazioni» - e
se non esce congratulazioni è un miracolo. Il cocktail di tristezza e imbarazzo
è micidiale già nella propria lingua, dicevo.
Pensate però quando ci si trova al primo funerale,
si è scoperto mezz’ora prima che non si dovevano portare fiori bensì soldi in
una busta quindi lo stress di recuperare una busta. Poi ci si trova in coda
davanti alla vedova e ci si rende conto che le condoglianze in tedesco non si
sono mai fatte! Quindi si tende l’orecchio per capire che cavolo dicono quelli
prima.
Mein herzliches...
«Non si sente niente», la busta in mano e i fiori pure.
Mein herzliches Be...
«Oh no, non ho capito di nuovo ma comincia
con la b», i fiori li metto sulla
lapide di un altro.
Mein herzliches Bei…
«Merda, sono la prossima! La busta coi
soldi, la busta, non far cadere la busta!».
«Mein Herzliches - dai prima la mano poi la busta - mein
herzliches Beitrag».
La vedova si porta la mano davanti alla
bocca, parte un singhiozzo, devo aver beccato il momento di massima commozione.
E invece esplode a ridere.
Le condoglianze, Beileid, sono
diventate un contributo, che di fatto è il motivo della busta.
Vado a sotterrarmi e incontro il morto già
bello e sepolto: «mein
herzliches Beileid!», mi dice. E attacca a ridere.
Photo Credit Flickr Alex Proimos,
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*Ci tengo a far sapere che so fin troppo
bene, visto che ne mangio tre chili alla volta al Weihnachtsmarkt, che
le Schmalzkuchen sono frittelle di strutto. La licenza poetica si è resa
necessaria per rendere l’assonanza.