La stalker


In principio fu la ragazza svizzera trasferitasi da pochissimo nel nostro condominio. La prima faccia giovane tra tante vecchie bacucche. Una babysitter perfetta! L'ho incontrata in cantina, la sua è proprio di fianco alla nostra. Pochi istanti dopo l'ho ritrovata nel cortile, al telefono. E l'ho osservata attentamente, scrutata a fondo e probabilmente infastidita tant'è che ha smesso di parlare al telefono e mi ha guardata come per dirmi "ma che cavolo vuoi?". Non potevo di certo farmela scappare! Quindi ho brutalmente interrotto la sua telefonata, le ho chiesto se fosse "giovane" e se avesse voglia di farsi qualche soldino curandomi ogni tanto i bambini. Le ho mollato in mano il mio biglietto da visita e sono andata via di corsa, in ritardo come sempre, verso l'asilo. Sven diceva che al posto del suo messaggio whatsapp avrei dovuto aspettarmi una visita della polizia. E invece la babysitter svizzera mi ha scritto, ha accettato le mie scuse per lo stalking e i miei bambini la adorano.
Queste cose qui non si fanno! 
Non si ferma la gente per strada o in cantina così, senza conoscerla e senza aver davvero bisogno di qualcosa di davvero serio, come un'indicazione stradale per esempio. Nemmeno se le scarpe che indossano sono esattamente quelle che cerchi da mesi e quindi devi sapere dove la fortunata le abbia comprate. E nemmeno se il tuo bambino al parco giochi si diverte con quello di un'altra e, per passare il tempo, ti viene voglia di intavolare una piccola conversazione innocente. Qui la gente va lasciata in pace, ognuno nella sua Ruhe - concetto sacrosanto e tutto teutonico di tranquillità.

L'ho imparato, miei anseatici concittadini, e ci tengo a comunicarvi qui, attraverso il mio blog, che non sono una stalker - Ich bin keine Stalkerin!

Neanche se da settimane passo volutamente dall'altro lato della mia strada perché c'è parcheggiata una macchina con la targa italiana e io spero che il proprietario o la proprietaria arrivi proprio mentre passo di lì - e guarda caso ogni tanto mi fermo a rispondere ad un messaggio o ad allacciarmi le scarpe proprio davanti a quella Punto grigia blu scura (e con tanto di targa milanese). Non ci pensate? Magari è una mamma che ha bambini come i miei, potrebbero giocare insieme, si potrebbero fare due chiacchiere passando insieme questo tempo amburghese!

E neppure se ieri, alle 9 di mattina, all'aeroporto di Malpensa, ho assalito verbalmente una blogger amburghese che seguo da tempo e con cui, pur volendo, non abbiamo mai avuto l'occasione di incontrarci tra i mille impegni a testa che abbiamo. Sto parlando di Piperpenny e del suo blog live-from-here che vi consiglio di leggere, soprattutto se vi piace il bello da vestire, abitare e viaggiare.
È andata così: la vedo arrivare e la riconosco. Vado o non vado? Rompo o non rompo? Rompo! "Scusa, ma tu sei mica piperpenny?". Lei addirittura più imbarazzata di me, si scusa per il suo aspetto stravolto - e lo fa con me che ho passato la notte a cullare Giacomo febbricitante... Senza di lei e senza suo marito non sarei mai riuscita a salire e scendere dall'aereo, io che volevo fare la super mamma con due bambini, passeggino, zaino, borsa, trolley e sacchetto zingaresco con il sacco a pelo che mi hanno fatto levare dal passeggino. 

Stalkeraggio? Mah, per me invece è curiosità e sincero bisogno di contatto umano. E tanta tanta sfacciataggine che però mi ha portato a conoscere gente davvero simpatica e interessante.