Il 18 luglio ho scritto una mail al sindaco di Amburgo Olaf Scholz.
Il motivo è abbastanza semplice: visto che sono in maternità Davide non può più andare all'asilo 8 ore come prima. O meglio, ci può andare ma, per come funziona il sistema degli asili di Amburgo, la somma che dovremmo pagare privatamente è folle, almeno per noi. Secondo la legge, infatti, il comune copre con il cosidetto KitaGutschein gran parte delle spese per il nido e l'asilo ma solo a patto che entrambi i genitori lavorino. Se uno dei genitori è a casa perché disoccupato o in maternità o per altri motivi, allora non ha più diritto al rimborso statale ma deve pagare la quota interamente.
Dal 9 luglio, giorno in cui il suo fratellino Giacomo ha compiuto 4 mesi, Davide può restare all'asilo solo 5 ore che comunque, meraviglia delle meraviglie, dal 1 agosto saranno addirittura gratis.
E ti lamenti?!?
Sì! Perché un sistema del genere è studiato per risparmiare - conoscendo i tedeschi ne sono certa - ma non tiene assolutamente conto del bambino. Vi traduco l'inizio della mia mail.
Mi chiamo Maria Chiara Gambini. Vivo ad Amburgo da 7 anni e qui nella città anseatica mi è successa una cosa straordinaria: sono diventata mamma, 2 volte! A Dicembre 2010 è nato il mio primo figlio Davide e 4 mesi fa Giacomo.
Davide vuole bene al suo fratellino e riesce anche a sopportare il fatto che la sua mamma non abbia più tanto tempo solo per lui come prima. Davide va all'asilo da quando ha 11 mesi dato che lavoro e lo adora! Da mezzo italiano qual è ha un carattere vivace (il famoso Temperamentvoll!), aperto e si è fatto fin da subito tanti amici. Da mezzo tedesco ha bisogno che la sua giornata sia ben strutturata e nella sua routine si sente sicuro e protetto. Alle 8 il papà lo accompagna all'asilo, dove lo aspetta il suo più grande amico Raphael. Poi colazione, canzoncine, attività varie, pranzo, giochi, poi arriva la mamma di Raphael e poco dopo la sua. E tutti i giorni c'è da discutere: lui all'asilo ci rimarrebbe fino a notte fonda perché lui l'asilo lo adora! Ci sono così tanti giochi, una palestra, un giardino con trampolino, un sacco di spazio e, soprattutto, i suoi amici.
Da oggi, però, la sua routine si è spezzata. Non fa più colazione insieme ai suoi amici, non può più rimanere di pomeriggio come prima e non può nemmeno fare le gite. Il motivo? Visto che mamma e papà gli hanno regalato un fratellino, lui è costretto a dare qualcosa in cambio.
E poi gliele canto per altre 3 pagine dicendo che se crede che io sia una mamma viziata che ha voglia solo di andare a bere il caffè con le amiche si sbaglia, che la maternità non è una vacanza. Inoltre anche il secondo arrivato è in una posizione scomoda perché riceve meno attenzioni e deve essere portato fuori a orari scomodissimi. E, ancora, faccio notare che portare via i bambini dall'asilo nuoce soprattutto alle fasce più disagiate perché i bambini vengono abandonati davanti alla TV. E altri argomenti che non riporto per non dilungarmi troppo.
Alla fine mi scuso con il signor Scholz per le lamentele e anzi, ammetto che mi riesce un po' difficile lamentarmi dopo che il suo partito ha deciso di "regalare" le prime 5 ore di asilo a tutti. Solo che a me il sistema per i casi come i miei non piace e mi sembra giusto farlo sapere.
Invio.
Oggi, 21 luglio, ore 11 ca. suona il telefono.
Sono il signor Meier, assistente del sindaco Olaf Scholz.
Non.
È.
Possibile.
Ho letto la sua mail e l'ho già stampata e messa sulla scrivania del sindaco. Mi spiace che non possa rispondere personalmente ma è in vacanza.
Grazie per il suo messaggio, la sua lettera è scritta talmente bene che merita una risposta dai nostri uffici. In parte ha ragione...
La telefonata dura 10 minuti.
Sono sconvolta!
In realtà mi aspettavo una reazione ma pensavo arrivasse la classica mail di cortesia del tipo "grazie per averci scritto, esamineremo a breve il suo caso".
E mi chiedo: ma questi non hanno davvero niente di meglio da fare che rispondere alle mie cavolate e a quelle di tutti gli altri Bürger che si lamentano?
Forse però di mail e lettere di lamentele non ne ricevono tante. In effetti, conoscendo un pochino i tedeschi sul mondo del lavoro, sono che non amano lamentarsi troppo perché, come ho già scritto qui e qui, hanno un profondo rispetto per l'autorità e sanno che le loro azioni hanno conseguenze. E poi, diciamo le cose come stanno, qui le cose vanno talmente bene che ci sono ben pochi motivi per scrivere.
Poi però rifletto e mi rendo conto che nella mia vita precedente quella amburghese sono stata abituata troppo male. Mi hanno fatto credere che le istituzioni fossero qualcosa di irraggiungibile, che la mia voce non avesse suono, che i pensieri meglio tenerseli per sé perché tanto lassù nessuno ti ascolta.
Qui invece, sarà che ho avuto fortuna o che la mia lettera era davvero bella, comunque mi hanno fatto sentire che ci sono, che ci siamo. Poi magari non risolveranno il problema, ma almeno hanno perso 10 minuti a parlarmi al telefono.
PS: tra l'altro non è mica la prima volta che mi capita!
Vi ricordate il trauma Ikea?
Qui la mia lettera > http://bit.ly/ikea_1
Qui la loro risposta > http://bit.ly/ikea_2
PS2: volete qualche informazione in più su come funzionano gli asili ad Amburgo?