Un’esplosione di bandiere schwarz/rot/gold: le vedi sventolare sulle macchine, appese ai balconi, esposte alle fermate della metropolitana. Hanno iniziato mesi prima a vendere Fanartikel per i mondiali cioè magliette, tute, cappelli, trombette, corone di fiori, sciarpe, bicchieri, posaceneri, tovaglie, striscioni, adesivi, gadget…di tutto di più, un tripudio quasi infantile di kitcheria patriottica che, a lungo andare, potrebbe anche dare fastidio.
E invece bisogna capirli i tifosi d’oltre cavolo.
Quattro anni fa, in occasione dei mondiali di Germania, è successo qualcosa di unico dai tempi del dopoguerra: si sono fatti prendere dalla voglia di tirare fuori il tricolore nero/rosso/oro senza quel retrogusto amaro che parla di guerra, che parla di colpa.
Mi hanno detto che è una cosa nuova, non si erano mai viste così tante bandiere della Germania esposte con orgoglio, non con la paura di sentirsi additare in nome di quei pregiudizi per tutti difficili da scordare e che ancora, a volte, fanno sprofondare in un passato di vergogna e rimorso anche chi con i responsabili di allora condivide solo il suolo di nascita e una lingua aspra e ostica.
E se con i mondiali scorsi i nostri amici teutonici hanno capito che è stato bello sentirsi tedeschi tutti insieme, uniti nel nome di undici giocatori che per poco riuscivano a vincere il titolo, quest’anno hanno deciso di replicare e di riaddobbarsi a festa, con la speranza di tornare a casa da Weltmeister – il tutto amplificato acusticamente da quelle vuvuzela infernali.
Ovviamente i racconti d’oltre cavolo non possono che fare gli auguri alla nazionale tedesca … ma è ovvio che il cuore italico pende verso il sud quindi, per evitare un antipatico “Forza Italia” troppo facile da fraintendere, concludo con un super diplomatico: “che vinca il migliore!”
E invece bisogna capirli i tifosi d’oltre cavolo.
Quattro anni fa, in occasione dei mondiali di Germania, è successo qualcosa di unico dai tempi del dopoguerra: si sono fatti prendere dalla voglia di tirare fuori il tricolore nero/rosso/oro senza quel retrogusto amaro che parla di guerra, che parla di colpa.
Mi hanno detto che è una cosa nuova, non si erano mai viste così tante bandiere della Germania esposte con orgoglio, non con la paura di sentirsi additare in nome di quei pregiudizi per tutti difficili da scordare e che ancora, a volte, fanno sprofondare in un passato di vergogna e rimorso anche chi con i responsabili di allora condivide solo il suolo di nascita e una lingua aspra e ostica.
E se con i mondiali scorsi i nostri amici teutonici hanno capito che è stato bello sentirsi tedeschi tutti insieme, uniti nel nome di undici giocatori che per poco riuscivano a vincere il titolo, quest’anno hanno deciso di replicare e di riaddobbarsi a festa, con la speranza di tornare a casa da Weltmeister – il tutto amplificato acusticamente da quelle vuvuzela infernali.
Ovviamente i racconti d’oltre cavolo non possono che fare gli auguri alla nazionale tedesca … ma è ovvio che il cuore italico pende verso il sud quindi, per evitare un antipatico “Forza Italia” troppo facile da fraintendere, concludo con un super diplomatico: “che vinca il migliore!”