Vengo subito!

Suona il telefono a casa mia, sono circa le 19 e sono con Valeria per l’ennesima prova del vestito da sposa. È Lena, la collega di Sven. Mi chiede di passarle Sven e io, scocciata per l’impiccio dell’abito lungo, le dico sbrigativamente che non c’è. Ma insiste, mi chiede se lo può cercare sul cellulare e così riesco a sentire la sua voce roca e pesante. “Va tutto bene?” – “Meine Mutter ist gestorben”: e singhiozzi ininterrotti.

- “Ich komme sofort!”

“Vale devo andare via, la mamma di Lena è morta. Spero proprio di aver capito male, spero che si tratti della nonna e non della mamma…cioè, non che la nonna sia meno importante però sai, sarebbe una cosa più … come dire … naturale”. Sono confusa. È tutto quello che riesco a dire. Non faccio neanche in tempo a riordinare i pensieri, scrivo velocemente un biglietto a Sven per avvisarlo della disgrazia. Penso solo a prendere la bicicletta e pedalare, sperando di fare il più presto possibile. Cerco di mettere giù mentalmente un paio di frasi di circostanza, di spolverare il misero lessico tedesco che conosco per le occasioni luttuose. E altri pensieri più razionali del tipo “quando sono i funerali, non pensare a niente ti aiutiamo noi con tutte le faccende burocratiche, ti portiamo noi giù a casa in macchina”.

Suono e Lena mi accoglie con gli occhi gonfi di tutte le lacrime che ancora deve perdere e arrossati. Non posso fare altro che aspettare e farla calmare. Poi andiamo in sala e le chiedo di spiegarmi esattamente cosa è successo. E lì esplode. Piange così forte che non le escono le parole e io purtroppo non riesco a capire niente, solo suoni indistinti e spezzati da enormi sospiri fragorosi e tremanti. Lentamente si tranquillizza e mi dice che l’ha saputo proprio pochi istanti prima di telefonarci, è stata avvisata dal padre; era a pezzi, sconvolto, finito pover uomo. Ma ancora non riesco a capire cosa sia successo e non me la sento di chiederle di ripetere (tanto Sven tra un po’ arriva e si farà raccontare tutto da capo). Poi il cellulare suona. Lei legge il messaggio e ricomincia a piangere, ancora più forte di prima. Riesce solo a dirmi questo: “l’ultima foto: è la sua tomba!”. Cavolo – penso io, ma come è possibile? Così in fretta? – poi aggiunge sconvolta “me l’ha mandata mia madre!”. Comincio a non capire più. Ma come? La madre sepolta che si autoscatta una foto con il cellulare? – Poi mi mostra l’immagine, io la guardo in silenzio. Il suo unico commento, prima di riesplodere in singhiozzi, è “siamo cresciute insieme, era la cagnolina più speciale del mondo!”. "oh...hm...hm ma.... tua mamma come sta?" - "e come vuoi che stia, anche lei è molto giù".

- “Ora calmati, vado a prenderti un bicchiere d’acqua"

Ops - mi sa che ho capito male al telefono… faccio scorrere l’acqua e mi nascondo nell’antina del mobile in cucina per non farmi soprendere mentre scoppio a ridere, sinceramente sollevata all'idea che alla mamma di Lena non sia capitato nulla di mortale.

Precisazione dovuta: mi dispiace veramente per la povera cagnolina e anche per Lena, la padrona. Non ho mai avuto un cane ma posso chiaramente immaginare che perderne uno provochi un dolore profondo, pari a quello per la perdita di una persona, anche di un famigliare. Ricordo ancora, nel mio piccolo, il dispiacere che provai alla morte di Confucio Michael Jackson, il mio povero pesce rosso defunto trasparente. Non volli mangiare Crostatine per una settimana, ed era solo un piccolo pesce rosso! E comunque non voglio prendere in giro nessun altro a parte me stessa: ma come cavolo ho fatto a toppare cosi, non riesco a capacitarmene! Da “Hund” capire “Mutter”…i misteri delle lingue straniere…

Quanti anni aveva? …. Era molto malata dunque, povera cagnolina…. Però pensa a tutti i momenti belli che avete passato insieme… Fai bene ad andare dai tuoi genitori, hanno bisogno del tuo sostegno.

E via di bei ricordi. Lena sorride ricordando il giorno in cui l’hanno portata a casa, oppure quando si è buttata giù dal balcone, o a quando, in inverno, scavava nella neve in cerca di insetti, o, ancora alla sua paura per le pecore.

Poi Sven arriva e il rituale delle condoglianze si ripete. L’abbraccia forte e si sporge con il collo in modo da vedermi nell’altra stanza. Mi sbraccio come una forsennata e dico in un mega labiale “non è la mamma, è il cane!” (imitando in malo modo l’animale). Afferra. Mi fulmina.

Finalmente riesco anche a capire le circostanze della morte della fida bestiola. Rimaniamo qualche ora e quando vediamo che Lena è tranquilla, ce ne andiamo. Le ultime parole di Lena sono “siete veramente due cari amici, due persone su cui contare! E tu, Mari, davvero, non c’era bisogno che ti precipitassi qui!” – “Ma ti pare?”

Lo so bene, e che cavolo!

“Hai l’obbligo di stare zitta fino al prossimo incrocio! – e la prossima volta se non capisci, fatti ripetere!”

Addio Schnups, rimarrai per sempre nei nostri cuori!