Manifesti sparsi per tutta l’azienda: la tua faccia sorridente, immortalata all’inizio, quando tutto era ancora così nuovo, e sopra una frase “10 Jahre…und immer noch mit Spaß dabei” cioè “10 anni…e sempre pieno di entusiasmo” (traduzione semi-libera). E poi, ancora, i fiori, la scrivania decorata a festa, i cioccolatini, il regalo, il benefit di due giorni di ferie. E quello che più di tutto non capisco: le telefonate di congratulazioni dei colleghi, soprattutto di quelli di lunga data.
Ma che cosa ci sarà di tanto entusiasmante? La sua fedeltà? Il fatto di essere “sopravvissuto” cioè di non essere ancora morto di noia o di stress?
Ma che cosa ci sarà di tanto entusiasmante? La sua fedeltà? Il fatto di essere “sopravvissuto” cioè di non essere ancora morto di noia o di stress?
Ha iniziato da studente, un lavoretto giusto per guadagnare qualcosina e andare in vacanza con gli amici senza chiedere i soldi ai genitori. Poi le cose si sono fatte più serie, tanto da portarlo a mollare gli studi. È cresciuto, è andato avanti, è arrivato a un livello buono, rispettabile. Benny si sente parte di una grande famiglia, una famiglia che lo ama, che gli serve un pasto caldo ogni giorno, da 10 anni, che si ricorda delle date importanti, che non manca di fare i regali a Natale e che gli permette di fare le vacanze che ha sempre sognato – ecco cosa si può fare con un buono stipendio e 31 giorni di ferie + 12 di straordinari.
Gli hanno detto che lo stesso cerimoniale commemorativo ricorrerà anche per i 15 anni di servizio, cioè tra soli 5 anni. E capisco anche il perché. Probabilmente oggi Benny si rende conto che in 10 anni non ha mai visto niente di diverso e che forse è ora di uscire. Ha dedicato tutte le sue energie al lavoro senza accorgersi del passare del tempo impietoso, che, se da un lato gli ha regalato una carriera invidiabile, dall’altro gli ha portato via qualche capello e una bella fetta di giovinezza. Magari Benny da oggi inizierà a guardarsi intorno e neanche la promessa di un altro mazzo di fiori, di due giorni liberi, di cioccolatini e telefonate potrà trattenerlo.
Una cosa è certa: per Benny è un giorno come un altro. Si sente come si sentiva ieri e come si sentirà domani, solo con la seccatura di dover offrire la torta a tutti per sdebitarsi delle attenzioni ricevute ma non richieste. Non per niente alza gli occhi al cielo ogni volta che qualcuno gli strilla nel telefono “herzliche Glückwünsche” (= congratulazioni n.d.r.) o che va apposta alla sua scrivania e lo abbraccia pieno di orgoglio pronunciando le frasi di rito: “affinché i prossimi 10 anni siano belli quanto quelli appena trascorsi – ti auguro di continuare ad amare quello che fai! – tanti auguri per questo traguardo così importante!“ e via di questo passo.
Però nessuno dice a Benny un bel danke!
Quindi lo faccio io da qui: grazie Benny! Per avere sempre un sorriso da regalarmi anche se sei nel bel mezzo della centesima telefonata inutile con i francesi. Grazie per farmi sentire la parola “pronto” ottanta volte al giorno. Grazie perché sopporti tutte le mie cavolate e perché sei sempre pronto a darmi una mano con quel maledetto Mac. E grazie per i Pan di Stelle!
PS: una cosa è certa: se mai dovessi arrivare anche io ai 10 anni me ne sto bella bella a casa. E risparmiatevi pure i fiori e tutte le altre cavolate!