Addio Zurückbleiben, bitte



Fonte immagine: http://www.mopo.de/nachrichten/ende-einer-tradition-u-bahn---zurueckbleiben--bitte----gestoppt,5067140,26156490.html

Oggi ho scoperto che da ben 6 giorni qualcosa è cambiato sui mezzi pubblici amburghesi: l’avviso vocale automatico “Zurückbleiben bitte” (trad. rimanere indietro), che anticipava e accompagnava la chiusura delle porte dei treni, è scomparso, sostituito da 25 bip. La ragione è semplice ed economica: i bip durano meno dell’avviso vocale e si risparmiano così tempo, energia, e ca. 700 mila euro. Sul sito di NDR trovate le notizia e un video con i commenti di alcuni passeggeri (qui). 
Per alcuni si tratta una grande perdita, per altri una liberazione.
Secondo voi io da che parte sto?
Ovviamente sto con i nostalgici! Perché, diciamolo, l’avviso dava la certezza a quelli dentro che la U-Bahn o la S-Bahn stesse per partire ma incuteva anche un certo timore per quelli fuori perché significava “o adesso o mai più”. Inoltre era decisamente più sicuro dei bip perché si sapeva che al più tardi al “bi” di bitte si entrava in zona pericolosa. Ora come si fa a sapere a quale bip si è? 25 son tanti, tenere il conto è difficile! 
Ma la ragione vera è che la dipartita del “Zurückbleiben, bitte” toglierà anche uno dei miei divertimenti preferiti e cioè osservare la gente entrare nei mezzi ad avviso già avviato. Ecco i diversi approcci alla chiusura imminente delle porte dei treni che ho osservato in questi anni.

- I campioni: quelli che entrano lisci, in realtà avevano ancora un sacco di tempo, ma che una volta dentro cercano gli sguardi di ammirazione tra i passeggeri seduti.

- I fuorilegge: quelli che sanno di aver fatto una cosa proibita perché, si sa, se la voce dice di rimanere indietro allora bisogna rimanere indietro! Si sentono in colpa per averlo fatto e stanno a testa bassa per metà viaggio, vergognandosi davanti agli altri.

- I fuoriforma: quelli che entrano al volo, magari correndo già sulle scale, e che una volta dentro ci mettono quasi tre fermate per riprendersi, ansimando paonazzi.

- I vorrei ma non posso: sono quelli che credono di farcela, potrebbero farcela, ce l’hanno quasi fatta! E invece, all’ultimissimo secondo, si prendono paura e restano fuori.

- I disperati: quelli che devono prendere quel treno, è una questione di vita o di morte, non importa se il prossimo passa tra soli 5 minuti! E quindi a porte praticamente chiuse si appendono alle maniglie o ai bordi di gomma e tirano con tutte le loro forze fino ad aprire un piccolo spiraglio in cui entrare.

- I calciatori: quelli che entrano di piede. Spesso calciatori e disperati si fondono.  

- I trattenuti: quelli che entrano bene ma che restano incastrati con lo zainetto in mezzo alle porte.

- Gli eroi: quelli che ad avviso già iniziato riescono ad entrare portandosi dentro anche valigie, passeggino, figli, cani.

Quello che devo assolutamente osservare è se anche ai capolinea o in certe stazioni speciali, tipo l’Hauptbahnhof, sopravviverà almeno l’avviso declamato live dal capostazione o dal conducente stesso prima di chiudere le porte. Anche in questo caso la fenomenologia è diversa.

- Il paziente: allunga la üüüüüüüüü finché non erano sono tutti; amico soprattutto degli eroi.

- L’incazzoso: se la prende di brutto con i disperati e i trattenuti urlando stizzito l’annuncio o, addirittura, sgridandoli pubblicamente.

- Il frettoloso: sincopa tutto in un zrblbnbitte mettendo in difficoltà ancora più serie tutte le categorie di entranti.

E voi che categorie avete osservato? O fate per caso parte di una di quelle che ho elencato?