L'impotenza delle parole


L'altro giorno mi è successa questa cosa. 
Stavo andando in bicicletta sull'Alster. Premessa: andare in bicicletta sull'Alster è la cosa migliore da fare se si vuole tentare il suicidio sperando che non vada a buon fine. Io non volevo tentare il suicidio (va bene che ho compiuto 30 anni ma non esageriamo) ma speravo che l'orario e il giorno infrasettimanale fossero più sicuri. E invece no, anche alle 12.30 di un tranquillo mercoledì, sull'Alster c'è una miriade di ciclisti impazziti che viaggiano a elevati km orari, scampanellinano in modo anche abbastanza maleducato e insultano pure, qualche volta. Come in quasi tutta Amburgo, pista ciclabile e via pedonale sono attaccate, differenziate solo dal colore: arancione per le bici, grigio o sterrato per gli altri. Sport nazionale dei ciclisti è urlare dietro ai pedoni se invadono di anche solo mezza suola la pista ciclabile. Una volta una tizia mi ha urlato "Pass auf, du Wurst!". Vuol dire: "stai attenta, salsiccia". Lo giuro. E non sono mica grassa!
L'altro giorno comunque la ciclista ero io. Un tizio camminava sulla pista ciclabile trascinandosi dietro una valigia. Io non sono molto creativa con gli insulti ciclistici e spesso me ne frego e al massimo dico "vorsicht" (attenzione). Il tizio con la valigia però a un certo punto ha deciso di buttarsi proprio in mezzo alla pista ciclabile per attraversare la strada al semaforo. Allora ho dovuto urlare fortissimo il mio Vorsiiiiiiiiiiiiiiiiiiicht e inchiodare per non beccarlo in pieno. Un pedone normale si sarebbe scusato e magari avrebbe pure ringraziato per non essere stato investito.
E invece sapete cosa ha avuto il coraggio di dirmi costui?
"Ecco, per colpa tua ho perso il verde".
Probabilmente voi tutti avreste detto più o meno questo: "allora la prossima volta ti tiro sotto e vediamo se il verde lo prendi lo stesso, razza di pirla", che in tedesco dovrebbe suonare così: "dann beim nächsten mal treffe ich Sie lieber, mal sehen ob Sie dann die grüne Ampel doch kriegen, vollidiot!". Dico "dovrebbe" perché tra spavento e incredulità, il massimo della cattiveria verbale che sono riuscita a produrre è stata questa: "eeeeehm dann .....eeeeehm....besser nicht weh....eeeeeeehm....als Ampel....eeeeeeehm.....idiot!. Che tradotto sarebbe "eeeeeehm allora .......eeeeeeeehm.....meglio niente male......eeeeeeehm che il semaforo.....eeeeehmmm....idiota" (quest'ultimo con vocina stridula tipo topino di Cenerentola).
Ci risiamo, ancora un caso lampante di impotenza delle parole. Sì, perché anche se si vive in un Paese straniero da anni e si sa la lingua bene, o anche benissimo, o anche perfettamente, nei momenti di confusione e agitazione, sia essa negativa o positiva, scatta il blocco. Si vorrebbe dire tanto ma non si riesce perché le parole straniere non escono velocemente dalla bocca come i pensieri spinti dall'adrenalina. Non è possibile arrabbiarsi come ci si arrabbierebbe a casa propria e anche i più bravi ed esperti, quelli che dopo anni di incazzature hanno messo insieme un bel repertorio, vengono immancabilmente fregati da quel cavolo di accento con erre rollante e vocali aperte che qui fa tanto simpatia, pizza e gelato. 
Che poi il tedesco non aiuta neanche molto, vista la gravità degli insulti che mette a disposizione.
Ma dire a uno "buco di culo" (Arschloch) è davvero così offensivo? A me sembra che porti pure fortuna! E pensare che qui è un insulto pesante. 
E mandarlo a quel paese? "Verpisst dich" che vale quanto mandare qualcuno a pisciarsi addosso. Ma si può offendere cosi? 
E l'insulto principe per le donne di dubbia moralità: "Schlampe" che significa "sciattona". Chi giudica così una rivale in amore? No perché per me la ex che cerca di riprendersi a tutti costi l'amato soffiandotelo sotto il naso è qualcosa di ben più grave di questo! 
Gli insulti tedeschi non ci rappresentano, non li diciamo con convinzione. Aggiungiamoci l'insicurezza grammaticale e l'accento esotico e il risultato è chiaro: non riusciamo a farci prendere sul serio quando ci incavoliamo. E questa è l'impotenza delle parole.