Quelli che... sii tutto


L'ho mai scritto che adoro la pubblicità? Mi piace così tanto che l'unico motivo per cui spesso guardo la televisione a casa degli altri è per godermi, complimentando o criticando, gli spot ora alemanni ora italici, con tanto di confronto interculturale a caccia di errori di traduzione o fantasie di adattamento. Sono invaghita di pubblicità a tal punto che mi piacerebbe da morire crearne qualcuna, lavorare in una di quelle agenzie piene di gente vestita strana, che ha idee bizzarre e geniali per la testa; mi immagino sessioni di creatività estrema, divertimento, lavoro di squadra, simpatia e sintonia... So benissimo che la realtà è ben diversa, purtroppo. Le idee fantastiche e rivoluzionarie dei creativi vengono puntualmente smontate dai manager d’azienda che finiscono per gioire davanti alla banalità più becera. So pure che in troppi casi famiglia e agenzia pubblicitaria non vanno assolutamente d'accordo tra loro. E diciamolo pure, quelli che si vestono da pirla non sono di certo i più creativi. Che ci sarà poi di divertente a scrivere testi per vendere sedie da dentista – perché di spot strafighi per aziende famose che vendono prodotti da urlo non ne capitano tutti i giorni, addirittura nemmeno tutti gli anni. Aggiungiamoci poi la "questione della lingua d'oltre cavolo" (e anche qui ne avrei da ridire!) e abbiamo risolto la faccenda "cosa voglio fare da grande". Però mi piace credere che prima o poi uno dei cartelloni che vedo sparsi per la città potrebbe essere il mio. 
Parlando di cartelloni, l'altro giorno sulla metropolitana U3 direzione lavoro un cartellone pubblicitario mi ha folgorata.
Sta girando ad Amburgo una campagna volta a promuovere tra i maschietti il mestiere di maestro d'asilo (“educatore” per la dovuta precisione.de). Cercano di aumentare le quote azzurre negli asili insomma e a ben ragione! Nell'asilo di Davide c'è un solo maestro uomo contro una trentina di maestre donne. Il ragazzo è vittima quotidianamente di sguardi ammiccanti, occhiate maliziose e avance visive da parte di colleghe, stagiste, mamme single e mamme mogli/conviventi/fidanzate/un'occhiatinacelabutto. Ad Amburgo in media solo 1 educatore su 10 è maschio: uno dei rari casi in cui il genere maschile è il sesso debole – e deve essere rinforzato a tutti i costi.
Ecco dunque questa splendida campagna pubblicitaria con dovute traduzioni partendo dal titolo:
Vielfalt, Mann!: Varietà, ragazzi! (se qualcuno è interessato alla traduzione più precisa con spiegazione dell'almeno duplice significato di quel Mann mi scriva in privato a racconticavolo @ googlemail.com, se no qui ne esce un libro intero)
La maglietta azzurra dice: pilota - guida turistica - artista - giardiniere - venditore - team player
La maglietta nera dice: musicista - mago - paciere - filosofo - portiere - panettiere
La maglietta verde dice: costruttore - scienziato - attore - clown - dj - allenatore
La maglietta grigia dice: cuoco - beatboxer - sviluppatore di videogiochi - chitarrista - consolatore - lettore
E lo slogan: sii tutto, diventa educatore.
Sono pazza se dico che il primo incontro con questi cartelloni mi ha commossa? Mi ha preso i pensieri, tutti i desideri, molti progetti e qualche ricordo e me li ha impastati per poi farli scendere fino allo stomaco e con uno sfarfallio ributtarli su per la gola infiammandola. Meno male che mi si sono inumiditi gli occhi per spegnere quell'incendio emotivo.
Sii tutto!
E io cosa sono? Sono quella che volevo diventare? O almeno una di quelle che volevo diventare? O anche solo una parte di quelle parti di me?
Mi chiedo: ho mantenuto almeno una promessa fatta con me stessa? Dove mi sta portando questo treno che per far in fretta chiamano vita?
Mi piacerebbe sapere quanti sono quelli che davvero diventano ciò che hanno sempre sognato di diventare. Quante schiere di indecisi ci sono la fuori? Persone di tutte le età che non hanno capito cosa vogliono fare di se stesse?
Stando al sito (www.vielfalt-mann.de) questa campagna è rivolta in primo luogo ai ragazzi delle scuole superiori - presto si troveranno davanti alla domanda esistenziale “e adesso?” – e, in secondo luogo, ai “Quereinsteiger”, quelli che arrivano da un settore diverso e che cercano una seconda possibilità.
Mi chiedo, dunque e ancora: quanti altri, oltre ai diretti interessati di cui sopra, si sono sentiti scossi e smossi davanti a questi cartelloni? Chi li ha notati, visto che sono abbastanza piccoli?
Le probabili risposte sono contenute in questa di lista di 21 “quelli che” in ordine abbastanza sparso:
1) Quelli che hanno cambiato strada geograficamente prima che spiritualmente
2) Quelli che avevano mire troppo alte
3) Quelli che di obiettivo ne avevano uno solo
4) Quelli che girano con un cavolo
5) Quelli che di batoste non ne hanno ancora prese abbastanza
6) Quelli che da piccola volevo andare sulla luna
7) Quelli che nella mia prossima vita forse non mi iscrivo più a filosofia
8) Quelli che a me chi me l'ha fatto fare di diventare ginecologo
9) Quelli che leggono troppi libri
10) Quelli che non guardano la televisione
11) Quelli che una scelta sbagliata si è rivelata la più giusta che potessero fare
12) Quelli che se avessi 10 anni di meno ti farei il filo
13) Quelli che sono capace anche io a fare uno squarcio in una tela
14) Quelli che sanno quanto costa un litro di latte
15) Quelli che non sono né carne, né pesce, né tofu
16) Quelli che il ragazzo è bravo ma non si applica
17) Quelli che alla tua età saltavo i fossi per il lungo
18) Quelli che se vincessi al totocalcio smetterei di lavorare
19) Quelli che un figlio ti cambia la vita
20) Quelli che a me i bambini sono sempre piaciuti
21) Quelli che l’importante è la salute
Quante ne avete spuntate di queste opzioni? Quanti “quelli che” abbiamo in comune? Quanti ne aggiungereste? Mi piacerebbe sapere di non essere sola in questa cavolo di indecisione che una mattina qualunque mi fa sciogliere davanti a un ragazzo con addosso una maglietta con stampati almeno tre dei miei sogni.