Champagne e tschüß




Due giorni e Alex se ne va.
E noi abbiamo deciso di non piangerci su, di non intristirci, di non farne un dramma.
Noi abbiamo deciso di berci sopra e di festeggiare a quel poco tempo che ci ha uniti.
Champagne.
Una boccia.
Intera.
In due.
Io mamma. A secco da 19 mesi e mezzo.


E vaffanculo ai tedeschi.
Ad Amburgo.
A te che non mi ami (e perché poi?).
A te che non rispondi al telefono.
A te che mi hai preso tutto.
Ai vicini pazzi.
Alla polizia che però è tanto figa.
A capi che ti spremono come limoni.
A questo sistema.
Alle scelte.
Alla ditta di traslochi.

Un Brindisi a noi.
Sbronzi alle tre del pomeriggio.
Che non sappiamo cosa fare delle nostre esistenze.
Che abbiamo troppo da dire.
Che non siamo né di qua né di la.
In un'altra vita saremmo stati perfetti. Insieme. Se tu fossi stato così e se io non fossi stata così.

Oggi voglio fare una cosa pazza, proibita.
Voglio viaggiare senza biglietto. È lo champagne che parla.
Poi però come glielo spiego che sono sbronza sui mezzi alle tre e mezza del pomeriggio, senza biglietto, e vado a prendere mio figlio, l'altro, quello di quattro anni, che non sa, che mi troverà strana.

Lo pago sto cavolo di biglietto ok?
1 e 50
Ma non faccio in fretta a salire da dietro. Non chiedo scusa se urto qualcuno.
Oggi sono libera di vacillare. Di dire al cliclista che la pista ciclabile è dall'altra parte. 
Abbassa la testa, sa di essere nel torto. 
Di ammettere che io questa atmosfera tutta perfettina, tutta funzionante, tutta disumanizzante la detesto.  E di mandare tutti a quel paese.

Domani però torno suddita.

E la mancanza di Alex farà male.