L’è düra magnà il dürüm!


Non so mangiare il dürüm.

Però sono recidiva e ogni volta ci ritento. Proprio come due ore fa.

Breve parentesi: il dürüm, per chi non lo sapesse, è una specialità turca. Si tratta di un kebab in versione porcellosa (v. foto sopra). Invece che nel pane, la carne, le verdure e le salsine vengono avvolte in una cosa a metà tra la piadina e la crêpe. Un piacere lungo a occhio e righello tra i 20 e i 25 cm.

Io quando mangio il dürüm riesco a sporcare l’insporcabile e a raggiungere punti inverosimilmente a portata di macchia. Ne ho osservati di mangiatori di dürüm, primo di tutti il mio amico Christian che giudico un professionista. Costoro riescono con immensa eleganza a risolvere il problema principale del dürüm e cioè il fatto che a metà s’ingoffa. Praticamente a ogni morso la massa tende ad andare verso il basso e quando si arriva nel mezzo il rotolo s’inciccisce e perde completamente la forma. Alla fine è davvero un casino perché anche le salsine e l’acqua dei pomodori vanno a depositarsi al fondo, rendono il pane ancora più moscio e bisogna fare morsi da orango per non perdere tutto per strada.

Vi dico come fanno quelli che ho osservato.

Innanzi tutto bisogna distinguere tra i mangiatori in piedi e i mangiatori seduti. I mangiadürüm al ristorante con il tavolo e le posate non li giudico nemmeno, troppo facile così belli miei!

Per i mangiatori seduti la cosa è ancora abbastanza agibile: bisogna sedersi sul bordo della panchina, piegarsi bene in avanti (direi sommare un bel 20° all’angolo retto che forma il busto con le gambe quando si sta seduti), allargare le gambe sia per facilitare il piegamento sia per evitare il volo di pezzi sulle scarpe. Attenzione alle sciarpe: si consiglia di toglierle per non pulire il pavimento e per evitare che s’incastrino pezzi di crauti nelle frange.

I mangiatori in piedi, invece, non hanno vita facile. Devono tenere il busto inclinato di almeno 45°, allargare le gambe quanto basta per non sporcare le scarpe e, se sono donne e portano una gonna larga, devono anche fare un gioco di ginocchia per bilanciarsi e tenere indietro la stoffa.

Se poi decidono pure di camminare allora lì non so neanche spiegare il trucco.

Però entrambe le categorie hanno ovviamente procedure comuni. All’inizio il dürüm va addentato dall’alto. Poi bisognerebbe cercare di morsicare sempre da sopra ma visto che il rotolone è abbastanza spesso è bene morsicare in mezzo, una volta da destra e una da sinistra. Mai addentare ai lati! Quando si arriva dopo la metà, la parte più difficile, bisogna stringere il dürüm dandogli la forma a barchetta e addentare con le labbra a petalo di giglio.

Spiegato così sembra fattibile, no? Col cavolo! Sentite cosa ho combinato stasera.

Abbiamo fatto shopping e Sven, prima di mollarmi per andare in compagnia, ha deciso bene di mollarmi in custodia anche il sacchetto con il suo ultimo acquisto, una giacca di pile carissima comprata di super occasione – talmente occasione che l’ha presa anche se di una taglia in meno perché dimagrire gli costa sicuramente meno che non comprarla a prezzo pieno.

Tornando a casa il mio naso è stato tirato in direzione kebabbaro della stazione quindi ho deciso di farmi un dürüm. Conoscendo i miei limiti me lo sono fatto impacchettare per mangiarlo in metropolitana, quindi seguendo il protocollo del mangiatore seduto. Solo che non ho potuto mettermi proprio comoda comoda perché non avevo molto spazio. All’inizio tutto bene, poi ad altezza ingoffamento ho iniziato inevitabilmente a perdere pezzi. Pensavo di essermela cavata dignitosamente dopo aver raccattato resti di cipolla e vitello andati a finire tra i capelli, nella scollatura della maglietta, sui jeans, attaccati alle stringhe delle scarpe, sul sedile, per terra. Mi appresto quindi ad affrontare il finale quando sento qualcosa che mi cola lungo il polso. Asciugo e continuo. Ma dopo un morso ecco il rigagnolo che riscende. Non posso mica asciugarmi ogni trenta secondi! Quando finisco pulisco. Poi flash! O mio dioooooo!!!! Mi cola la salsa tzatziki annacquata proprio sul polso che sta tenendo il sacchetto di Sven….e che se guardo bene è aperto…oh no, ci sono anche pezzi di pomodoro che scivolano verso il pile – sono morta!!! Balzo in piedi, asciugo il tutto alla bene e meglio e finisco di mangiare il dürüm in piedi in mezzo al vagone con postura semieretta, cercando di rispettare tutti gli accorgimenti.

Lieto fine: il pile di Sven è rimasto prodigiosamente immune da macchie.

Non vi descrivo però come mi sono conciata io! Dico solo che mi è appena uscito un pezzetto di cipolla dalla caviglia del pantalone. E non aggiungo altro.